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La demenza è un disturbo acquisito e con base organica delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento spazio temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile. [1]

Nel complesso è affetto da demenza oggi circa il 5% della popolazione oltre 65 anni, ma addirittura il 30% degli oltre 85. L’incidenza è compresa tra l’1 e il 5 per mille della popolazione generale, e tra l’1% e il 24% negli anziani e negli ultraottantenni. Il fattore di rischio principale pare dunque essere l’età, seguita dal sesso (le donne parrebbero più colpite da demenza rispetto agli uomini, ma questo dato è considerato controverso, stante la maggiore attesa di vita per le donne); non sembrano invece implicate l’etnia o le condizioni socioeconomiche.

Si ritiene che poco più della metà dei dementi sia affetto da demenza di tipo degenerativo (come la malattia di Alzheimer e la malattia di Pick), il 15% circa da demenza su base vascolare (demenza vascolare), il 15% da forme miste ed il restante 15% da forme di varia natura, tossica, traumatica, tumorale, infettiva, da idrocefalo normoteso.

Clinicamente si distinguono, con criterio topodiagnostico (da tòpos, luogo e diàgnosis attraverso la conoscenza), in demenze corticali e sottocorticali:

  • Demenze corticali: (rappresentate soprattutto dalla malattia di Alzheimer) con estesa atrofia corticale, precoci alterazioni della memoria e successivamente perdita del pensiero astratto, agnosia, afasia, aprassia.
  • Demenze sottocorticali: più precoce rallentamento dei processi cognitivi con conseguente rallentamento delle risposte motorie (chiamato bradifrenia), alterazioni della personalità tipiche dei disturbi affettivi come apatia e depressione, minore perdita della memoria e assenza di disturbi considerati “corticali” come agnosia, afasia, aprassia. Fra le altre: Malattia di Parkinson, Corea di Huntington, paralisi sopranucleare progressiva e alcune patologie cerebrali non degenerative.

La classificazione appena descritta è stata ritenuta troppo rigida alla luce delle recenti acquisizioni in ambito neuropsicologico e anatomofisiologico, e non è accettata da tutti gli esperti data la difficoltà pratica di attribuire poi nella clinica ad una categoria ogni paziente.

Basandosi invece su una classificazione eziopatogenetica, risultano quindi:

  • Demenze primarie tra cui malattia di Alzheimer, malattia di Pick, afasia primaria progressiva e altre forme più rare;
  • Demenze associate a degenerazione neuronale primitiva: malattia di Parkinson, corea di Huntington e altre forme di sindromi extrapiramidali;
  • Demenza vascolare;
  • Demenze da prioni;
  • Demenza da disturbi endocrino-metabolici (patologie tiroidee, epatiche, da insufficienza renale);
  • Demenza carenziale (sindrome di Korsakoff-Wernicke, pellagra, deficit di B12 e folati);
  • Demenza da encefalopatie tossiche;
  • Demenza da malattie organiche di varia natura (tumori, traumi, sclerosi multipla);
  • Demenza da infezioni (AIDS, meningite, malattia di Whipple).

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